Terapia di coppia

Noi non ci conosciamo.

Dici?

Ho pensato che potremmo fare una cosa molto bellina, un po’ pesante, un po’ intima. Così ci scopriamo un po’, ci aiutiamo. Sei d’accordo?

Di che tipo di intimità parliamo?

Non ti preoccupare, se a un certo punto non vorrai andare avanti smettiamo.

Mi preoccupi, ma accetto.

Ora io ti bendo gli occhi. Ci vedi? Quanti sono?

Tre.

Allora ci vedi.

No, ho tirato a caso.

Quanti sono?

Due.

Okay non ci vedi. Ora seguimi.

 

Attenta, gira a destra, okay, avanti, okay, a sinistra, quella è destra, scalino, ecco ,okay, brava, aspetta apro la porta, vai avanti, avanti, gira a destra, no meno, okay ci siamo.

Menomale mi stavo stancando.

Tre, due, uno.

E’ uno specchio!

Sì.

No, non ce la faccio.

Guardami!  No, guardami allo specchio!

Non ce la faccio. Davvero. No, questo no.

Guardami dai!

Ho un problema con gli specchi. Non ce la faccio. Scusami, scusami davvero, ma non ce la faccio.

Lo so che hai un problema con gli specchi, ma hai anche un problema con me.

Quindi mettermi davanti a uno specchio e costringermi a guardarlo ci aiuterà?

Non guardare per terra. Guarda lo specchio. Sì, me l’ha detto un amico psicologo.

Non ce la faccio ti giuro, è un complesso, ce l’ho da sempre. Oddio!

Guardati dai. Non è niente. Non ti farai mica sconfiggere da uno specchio?

Uh, okay. Che idea malsana. Sono un po’ a disagio.

Lo so, se vuoi smettiamo. Ma…

Va bene continua, risolviamo i nostri problemi ma facciamo presto.

Guardati, non guardare intorno.  La regola è una sola tu devi sempre guardare davanti. Devi sempre guardarti. Okay?

Okay.

Hai dei capelli bellissimi.

Oggi poi sono fantastici… Oddio non so se ce la faccio.

La seconda regola è che non devi commentare ciò che dico io.

Cioè devo stare zitta?

No, solo non devi fare come fai di solito: mettere in discussione ogni virgola di ciò che ti viene detto. Accetti e basta la mia verità. Guarda lo specchio!

Che strano principio dialogico.

Ci risiamo. Allora!

Okay, la smetto, ma finiamo presto.

Mi piaci con i capelli raccolti.

Anche tu mi piaci. Mi piace il fatto che tu sia moro.

Mi piace il fatto che tu arrossisca.

A me no.

 

Mi piace il fatto che tu abbia un po’ di capelli bianchi.

Hai le orecchie a sventola.

Uh, credo che non mi faccia bene questa cosa.

Perché?

Non mi piacciono le orecchie a sventola, e non vorrei vedermi con le orecchie a sventola e meno che mai vorrei che gli altri mi vedessero con le orecchie a sventola.

Siamo qui apposta.

Ho capito ma… Uh!

Tu non hai le orecchie a sventola, ma le tue sono enormi.

I tuoi zigomi sono bellissimi.

Mi piace la forma della tua barba e anche il fatto che tu abbia una barba.

Il tuo neo è bellissimo.

Le tue labbra sono bellissime.

Hai gli occhi a cerbiatto, sono tenerissimi.

Il tuo sguardo mi terrorizza.

Perché?

Ho la sensazione che tu mi stia guardando dentro.

Il tuo sguardo mi penetra, ma non mi fa paura.

Perché?

Non lo so.  I tuoi denti sono bellissimi.

Sei sempre a disagio?

Un po’ meno.

I tuoi denti sono bellissimi. Io desidero  i tuoi denti.

Mi piacciono le tue sopracciglia, e anche i tuoi capelli, e anche le tue ciglia. Mi piacciono anche le tue braccia.

Mi piace che tu ancora arrossisca. Voglio baciarti.

Anche io voglio baciarti.

Perché?

Perché mi piaci. Tu perché?

Perché credo di amarti.

Perché?

Non stai rispettando la regola numero due. Devi accettare le mie verità.

E’ una verità?

Lo è.

Io non so se ti amo.

Lo so.

Mi odi?

Ti amo.

Perché io non so se ti amo?

Perché forse non mi ami e non vorresti che fosse così, oppure hai paura di amarmi, oppure… guarda lo specchio.

Non lo so, ma ci penso spesso. Non so cos’è l’amore. Come faccio a dire se ti amo o no? Tu come fai a dirlo?

Mi viene spontaneo.

Dovrebbe venire spontaneo anche a me?

Credo di sì.

Non mi viene spontaneo.

Perché stiamo insieme?

Non lo so.

Perché stiamo insieme?

Non lo so.

Perché stiamo insieme? Guardami.

Penso che forse potrei amarti. Io ti voglio bene, passo volentieri il mio tempo con te, parlo volentieri con te, riesco a stare qui con te davanti a uno specchio.  Penso che potrei amarti.

Non credo che mi basti.

Lo capisco.

Perché io ti amo?

Perché tu mi ami?

Perché è un fatto. Un fatto e basta. Mi è successo di amarti.

Quando l’hai capito?

Quando ti ho vista.

Eh?

Quando ti ho vista davvero.  Ti ho amata, è stato un fatto. E’ successo.

Perché siamo qui?

Perché abbiamo un problema.

Potevamo parlarne da un’altra parte.

Volevo che tu ti guardassi.

Perché?

Perché avevo bisogno della tua sincerità.

Pensi che non sia sincera con te?

No, non mi preoccupa la tua sincerità nei miei confronti, mi preoccupano le bugie che  ti racconti.

Quali?

Che non sai perché stiamo insieme.

Pensi che io lo sappia?

Penso di sì.

E quale pensi che sia il motivo?

Che tu non hai il coraggio di dirti che non mi ami. Non “non so se ti amo”,  ma io non ti amo. Io sto con te perché tu mi piaci, perché mi piacciono le tue labbra, il tuo sguardo che mi penetra, ma non mi fa paura, il tuo sorriso che mi è famigliare, le tue braccia, il tuo corpo. Io sto con te perché so che tu mi ami. Solo perché so che tu mi ami. Questa è la verità.

Non penso che questa cosa ci abbia fatto bene.

Ora sappiamo.

Guardami.

Che facciamo?

Non so, io ti amo, non posso fare altro, sei tu che devi fare.

Penso che piangerò. Non mi sono mai vista piangere. Piangerò.

 

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